La lotta al glaucoma si arricchisce di un’ulteriore importante arma messa a punto di recente e riguardante soprattutto la protezione dei più piccoli da questa insidiosissima malattia, che può portare alla cecità. Partendo dalla causa del problema, ovvero la scarsa fluidità del liquido presente nel bulbo che genera l’eccessivo aumento della pressione endoculare, gli studiosi della Northwestern University hanno agito mediante i geni che, cambiando, provocano il glaucoma.
E così hanno preso come modello la stessa patologia di cui sono affetti anche i topi, molto simile al glaucoma congenito primario, per impiegare un nuovo trattamento proteico a lungo termine e non dannoso (il suo nome è Hepta-Angpt1) sostituendo la funzionalità degli stessi geni in modo da bloccarne la pericolosa mutazione. Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica “Nature Communications”, ha fornito il riscontro sperato con una risposta terapica efficace, sperimentata sul campo nuovamente su topi adulti sani.
A cambiare in senso positivo è stato proprio il valore più importante indiziato. La pressione degli occhi, infatti, si è ridotta e adesso si aprono nuovi scenari molto interessanti per contrastare il glaucoma degli esseri umani. Il passo successivo sarà, infatti, la preparazione di una terapia ad hoc che incide sulla principale causa della malattia nell’uomo. Il glaucoma affligge circa 60 milioni di persone sulla Terra e, nei bambini, si manifesta spesso in forme molto aggressive.
fonte immagine: https://www.pexels.com/
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