Con un atto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, l’Aifa ha approvato il primo anticorpo monoclonale a lunga azione contro il virus dell’HIV, che determina l’AIDS. Il suo nome è Ibalizumab ed è l’elemento cardine attorno a cui ruota un’azione terapica assolutamente all’avanguardia in campo medico, concepita soprattutto per i pazienti resistenti alla somministrazione di farmaci antiretrovirali. Questi ultimi, infatti, vengono applicati con un certo successo ai sieropositivi della stessa sindrome da immunodeficienza acquisita, l’AIDS appunto.
La loro condizione di vita migliora sensibilimente ma il trattamento non produce gli stessi effetti positivi a tutti. Ragion per cui si è reso necessario aggirare il problema sviluppando questa nuova terapia mediante l’impiego degli anticorpi monoclonali. È stata la casa farmaceutica taiwanese TaiMed Biologics a strutturarla. L’Ibalizumab, che sostanzialmente è un’immunoglobulina semi-sintetica messa a punto in laboratorio studiando cellule vere, viene introdotta nel corpo della persona interessata attraverso somministrazione endovenosa.
A questo punto il suo compito è quello di evitare l’unione tra il virus responsabile della patologia e i linfociti T CD4+, operazione che determinerebbe l’azione virale. Questa funzione è definita tecnicamente “inibizione post attaccamento” e, così facendo, l’anticorpo monoclonale Ibalizumab blocca l’attecchimento del virus e, di conseguenza in maniera indiretta, la sua tipica proliferazione. Studi condotti dagli scienziati della Scuola di Medicina dell’Università di Yale (Stati Uniti) hanno dimostrato che la terapia così ideata e associata ad altri trattamenti ha debellato il virus nel 60% circa dei pazienti. Senza generare, aspetto molto importante, importanti effetti collaterali.
fonte immagine: https://www.pexels.com/
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