L’osteoporosi è una malattia che colpisce lo scheletro, rendendo le ossa più fragili e più esposte a fratture. Si stima che in Italia circa 4 milioni di persone soffrano di osteoporosi, soprattutto donne in post-menopausa. Le cause dell’osteoporosi sono diverse e possono essere legate a diversi fattori. Con il passare degli anni, le ossa tendono a perdere densità e resistenza, l’età che avanza è dunque un elemento che può provocare questa malattia. Le donne e le persone magre o di bassa statura sono i soggetti più a rischio dal momento che hanno una massa ossea inferiore e una quantità minore di tessuto osseo, e quindi una maggiore fragilità. L’eccesso di sale, alcol, caffeina o proteine animali può avere effetti negativi sul metabolismo osseo. Inoltre, una dieta povera di calcio e di vitamina D, elementi essenziali per la salute delle ossa, e uno stile di vita sedentario, privo di attività fisica che stimola la formazione di nuovo tessuto osseo e che previene la perdita di massa, possono favorire l’osteoporosi. Può essere causata da altre patologie che alterano il normale equilibrio ormonale o metabolico, come il diabete, l’ipertiroidismo, l’ipogonadismo, l’artrite reumatoide, la celiachia o l’insufficienza renale o epatica. Infine, può avere una componente ereditaria, quindi chi ha genitori o parenti affetti da questa malattia ha un rischio maggiore di svilupparla. I sintomi dell’osteoporosi sono spesso silenziosi e non si manifestano fino a quando non si verifica una frattura, le più frequenti sono quelle del polso, del femore e delle vertebre. Le fratture osteoporotiche possono avere conseguenze gravi sulla salute fisica e psicologica, riducendo l’autonomia, la funzionalità, la socialità e l’autostima delle persone colpite. La cura dell’osteoporosi si basa su alcuni farmaci che hanno lo scopo di rallentare il riassorbimento osseo, aumentare la formazione di nuovo tessuto osseo o entrambe le cose. I bifosfonati sono i farmaci più usati per l’osteoporosi, in quanto inibiscono il riassorbimento osseo e riducono il rischio di fratture. Si assumono per via orale o per via endovenosa, a seconda del tipo e della dose. In alternativa si può ricorrere al denosumab, un anticorpo monoclonale che blocca l’azione di una proteina che stimola il riassorbimento osseo che si somministra per via sottocutanea ogni sei mesi.